Dipendenze Affettive

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Esistono persone, soprattutto donne ma sempre più anche uomini (i quali in occasione di separazioni e divorzi possono avere crolli psichici catastrofici), che vivono la dedizione d’amore fino al limite estremo: sopportano sacrifici, angherie, maltrattamenti, si annullano per l’amato fino a “morirne”, non sempre in senso figurato.

Ma l’amore può essere considerato una psicopatologia? Ebbene, se la finalità dell’amore non è la crescita dell’io o dell’amore stesso, ma è piuttosto l’autodistruzione, abbiamo il diritto e anzi il dovere di parlare di una psicopatologia.

La dipendenza affettiva patologica nasce da una bassa stima di sé, che dapprima è nascosta mediante l’idealizzazione della persona amata (il “grande amore” che salva dalla percezione negativa di sé); poi si manifesta apertamente nell’indurre l’altro a maltrattarci nonchè dimostrando odio di se stessi, la bassa stima di sé.

Il carattere centrale di questa patologia è dunque la carenza d’autostima, la mancata maturazione del sentimento di dignità e di valore personali. Ciò può derivare sia da esperienze infantili negative, sia da un giudizio morale riguardo a se stessi rigido e persecutorio, di tipo depressivo, più o meno nascosto.

Per uscire da questa cupa e insidiosa patologia è necessario sia affidarsi ad una psicoterapia con persona sensibile ed esperta, sia talvolta accompagnare questa terapia con mezzi ausiliari. Può esser valido allora il ricorso a psicofarmaci (nelle fasi critiche dello “svezzamento” dalla dipendenza).

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