Dismorfofobia
Cenni storici
Il termine “dismorfofobia”, derivato dalla parola greca “dismorfia” che significa deformità, fu coniato nel 1886 da Morselli, per descrivere “una sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma”.
Tale definizione, seppur vecchia di più di un secolo, coglie in pieno le caratteristiche cliniche di questo disturbo ed i più recenti sistemi classificativi delle malattie mentali formulano i propri criteri diagnostici per la Dismorfofobia riprendendo ciò che era già insito nella definizione originaria data da Morselli.
Caratteristiche epidemiologiche
Nonostante non si abbiano informazioni sufficienti sulla diffusione della dismorfofobia si ritiene che essa investa un numero crescente di individui.
Si calcola che in Italia oltre 500.000 persone siano affette da dismorfofobia, solo una piccola parte riceverebbe una diagnosi corretta ed un numero ancora più limitato, meno del 10%, sarebbe sottoposto ad un trattamento adeguato.
La patologia risulta più frequente nel sesso femminile (rapporto femmine–maschi di 2:1), l’esordio avviene più spesso in età giovanile (generalmente fra i 10 ed i 20 anni), raramente dopo i 40 anni d’età (meno dell’1% dei casi). Le conseguenze per la salute e per l’adattamento sociale dei soggetti affetti possono essere notevoli.
Come si manifesta la Dismorfofobia
L’aspetto fisico rappresenta una delle possibili fonti di preoccupazione per molte persone ed il desiderio di risultare attraenti appare legittimo e viene costantemente rinforzato dalle convenzioni sociali. In particolare, la grande importanza attribuita all’immagine nella civiltà contemporanea contribuisce a giustificare ed amplificare queste preoccupazioni.
Alcune ricerche condotte recentemente negli Stati Uniti hanno rilevato che oltre l’80% degli uomini ed il 90% delle donne cercano di migliorare il proprio aspetto, ma la maggior parte di essi continua a mantenere qualche motivo di insoddisfazione.
Per alcune persone, tuttavia, l’aspetto fisico finisce con il rappresentare un’ossessione tormentosa e segreta. Esse si preoccupano che il naso sia troppo lungo o deforme, la pelle rovinata, i glutei ed il seno troppo grandi, la pancia troppo grassa, la corporatura troppo gracile o i genitali troppo piccoli; la perdita dei capelli, le asimmetrie del volto o del corpo, le proprie espressioni facciali possono indurre pensieri fastidiosi che producono grande sofferenza interiore ed interferiscono con le normali relazioni interpersonali e sociali.
I difetti presunti e le deformità immaginate rimangono a lungo preoccupazioni private che vengono comunicate ai familiari solo dopo molto tempo, quando la sofferenza e le limitazioni che impongono diventano fonte di angoscia e depressione. D’altra parte, gli altri non riescono a comprendere pienamente i motivi e la portata di questo disagio e, spesso, tendono a minimizzare l’entità del problema; dall’esterno, infatti, difetti e deformità non si vedono o risultano trascurabili. Tuttavia le persone che hanno queste convinzioni soffrono moltissimo, spesso hanno gravi manifestazioni depressive e, talvolta, pensano al suicidio.
Le ossessioni dei pazienti che soffrono di Dismorfofobia ricordano dunque alcune delle preoccupazioni normali relative all’aspetto fisico, ma sono più invasive, più stabili e motivo di sofferenza estrema.
Negli ultimi anni questo disturbo è divenuto oggetto di maggiore attenzione da parte di ricercatori ed operatori nel campo della salute mentale, proprio per la crescente consapevolezza della notevole diffusione del problema.
Le principali localizzazioni dei presunti difetti fisici
La localizzazione delle presunte deformità fisiche può interessare sostanzialmente tutte le parti del corpo in particolare, seguendo un ordine di frequenza decrescente:
- pelle
- peli e capelli
- naso e occhi
- gambe e ginocchia
- mammelle e capezzoli
- pancia, labbra, struttura corporea e volto
- organi genitali, guance, denti ed orecchie
- mani, dita, braccia e gomiti
- natiche e piedi
- spalle, collo e sopracciglia
In alcuni soggetti le preoccupazioni “dismorfofobiche” si concentrano verso un unico, presunto, difetto fisico, in altri possono riguardare contemporaneamente due o più parti del corpo.
Principali preoccupazioni relative al volto
- Acne
- Alterazioni del colore o della consistenza della pelle
- Asimmetria del volto
- Eccessiva peluria facciale
- Cicatrici
- Macchie
- Gonfiore
- Rugosità
- Secchezza delle labbra
Principali preoccupazioni relative ai capelli
- Alterazioni nella crescita e/o nella consistenza dei capelli
- Calvizie incombente
- Lamentele relative al cuoio capelluto
- Presenza di capelli in eccesso
Principali preoccupazioni relative al naso
- Irregolarità del contorno
- Irregolarità nel “raccordo” fra naso e fronte
- Dimensioni e/o consistenza del naso
- Presenza di comedoni
Comportamenti associati alla Dismorfofobia
- Evitamento di superfici riflettenti oppure ripetuti controlli allo specchio
- Camuffamenti (con il trucco, l’abbigliamento etc.)
- Ritiro sociale
- Aggressività
- Condotte automutilanti
- Condotte suicidarie
- Acquisto compulsivo di prodotti di bellezza o di abiti
- “Skin picking” (pulizia “impropria” della cute del volto attuata mediante lamette, aghi, forbici etc.; l’uso di tali strumenti spesso provoca gravi lesioni emorragiche, infezioni, cicatrici etc.)
- “Doctor shopping” (ricorso continuo a consulenze con svariati professionisti, specialmente dermatologi, chirurghi estetici etc., affinché essi mettano in atto gli interventi estetici che il paziente “pretende” allo scopo di migliorare i suoi presunti difetti fisici)
- Ricerca continua di informazioni relative al presunto difetto fisico ed a tutte le possibili modalità correttive
Come si cura la Dismorfofobia
Le cure farmacologiche
Il trattamento farmacologico della Dismorfofobia verte essenzialmente sull’impiego di farmaci ad attività serotoninergica ed i dati derivati dalla letteratura internazionale confermano la soddisfacente efficacia sia della Clomipramina che degli Inibitori del reuptake della serotonina (SSRIs).
Nelle forme più gravi, con “insight” (consapevolezza) di malattia scarso o del tutto assente, può essere necessario il ricorso a farmaci antipsicotici. L’impiego di altri psicofarmaci, ad esempio stabilizzanti dell’umore, potrà rendersi necessario in relazione all’eventuale presenza di altre patologie psichiatriche in comorbidità (Disturbo Bipolare).
La psicoterapia cognitivo-comportamentale
L’approccio terapeutico cognitivo-comportamentale, particolarmente utile quando complementare all’intervento psicofarmacologico, sarà volto essenzialmente a modificare la percezione distorta di sé chiarendo quali devono essere i limiti entro i quali l’aspetto fisico può influenzare la considerazione di se stessi; sarà utile inoltre aiutare il paziente ad esporsi alle situazioni temute (ad esempio evitando i camuffamenti) e a ridurre progressivamente i comportamenti ripetitivi (controlli allo specchio, richiesta di rassicurazione etc.).
E’ possibile curare la DismorfoFobia tramite una Psicoterapia mirata associata a Psicofarmaci specifici. Contattaci per prenotare la tua visita.