Schizofrenia

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Definizione

Con il termine Schizofrenia vengono indicati una serie di quadri clinici caratterizzati, tra l’altro, dalla presenza di disturbi formali e del contenuto del pensiero (deliri ed allucinazioni), evoluzione cronica e progressivo deterioramento della personalità.

Epidemiologia

In letteratura vengono riportati valori di prevalenza (numero di casi in un determinato intervallo di tempo) compresi fra 0.1 e 1%; il rapporto maschi/femmine è di 1:1 mentre l’età all’esordio sarebbe più tardiva nelle femmine (tra i 25 e i 35 anni) rispetto ai maschi (tra i 15 ed i 24 anni).

Studi effettuati su famiglie di soggetti schizofrenici hanno rilevato che fra i loro parenti di 1° grado c’è un rischio 18 volte superiore rispetto alla popolazione generale di sviluppare il disturbo. La presenza di complicazioni ostetriche alla nascita rappresenta un fattore di rischio in soggetti con familiarità positiva per Schizofrenia.

Psicopatologia

Le manifestazioni cliniche della Schizofrenia sono alquanto numerose e mutevoli nel tempo; di seguito vengono sintetizzati gli elementi psicopatologici che, combinandosi tra loro, caratterizzano il quadro clinico della malattia.

  1. Dissociazione mentale. Indica la perdita dei legami associativi tra le singole idee; la conseguenza è che la condotta e le modalità di comunicazione del paziente diventano bizzarre ed incomprensibili.
  2. Autismo. Si caratterizza per un distacco profondo dalla realtà, talora associato ad una ricca produzione fantastica sostenuta da deliri ed allucinazioni.
  3. Turbe della coscienza dell’Io. Il soggetto avverte i contenuti psichici non più come propri, ma estranei a se stesso, imposti dall’esterno.
  4. Disturbi percettivi. Comprendono i fenomeni allucinatori che possono essere uditivi, visivi, gustativi, tattili etc. Tipiche sono le voci dialoganti, imperative, offensive, i fenomeni di eco del pensiero, di possessione del proprio corpo o di violenza sessuale.
  5. Disturbi del contenuto del pensiero. Le tematiche deliranti più frequenti sono quelle persecutorie, ma possono essere presenti anche deliri d’influenzamento, di controllo, di grandezza, nichilistici, erotici, somatici, mistici, di trasformazione corporea etc.
  6. Disturbi del linguaggio. Nel soggetto schizofrenico possono essere presenti diversi disturbi del linguaggio, ad esempio: paralogismi (sostituzione di una parola con un’altra che ha un significato diverso), neologismi (creazione di termini nuovi), schizofasia (il linguaggio perde di coerenza e di comprensibilità), ecolalia (ripetizione automatica delle frasi udite), palilalia (ripetizione di un discorso, ma con formulazioni verbali differenti), stereotipie verbali (ripetizione regolare di una parola o di un gruppo di parole), mutacismo etc.
  7. Disturbi dell’affettività. Possono manifestarsi, ad esempio, sotto forma di atimia (indifferenza affettiva rispetto a qualsiasi stimolo), paratimia (discordanza tra reazione emotiva e stimolazione: un sentimento piacevole determina tristezza o rabbia e viceversa), stati di umore euforico etc..
  8. Disturbi dell’istintualità e della volontà. Nei soggetti schizofrenici sono frequenti alterazioni qualitative e quantitative degli istinti vitali (lavarsi, produrre etc.) e sessuali; si possono osservare inoltre disturbi psicomotori catatonici quali lo stupore catatonico (il soggetto può rimanere immobile per settimane o mesi, indifferente alla realtà esterna), l’eccitamento catatonico (stato d’iperattività con manifestazioni improvvise di violenza auto o etero diretta), le stereotipie (ripetizione continua di schemi di movimento, di gesti o di parole), i manierismi (modalità d’espressione motoria che rappresenta un caricatura di atteggiamenti normali), il negativismo (il soggetto compie azioni contrarie a quelle richieste).

Forme cliniche

Kraepelin riconobbe tre varianti cliniche di Schizofrenia:

  1. Forma ebefrenica, caratterizzata prevalentemente da apatia, disinteresse, disadattamento ed incapacità a svolgere le normali attività quotidiane; è presente inoltre un certo grado di disorganizzazione dei processi ideativi.
  2. Forme catatoniche, nelle quali prevalgono fenomeni come lo stupore catatonico (soppressione di ogni movimento), il negativismo (manifestazioni oppositive), le stereotipie, atti di obbedienza “automatica” etc..
  3. Forme paranoidi, nelle quali prevalgono, su tutte, le manifestazioni deliranti.

Alle tre varianti proposte da Karepelin, Bleuler aggiunse una quarta variante clinica da lui definita Schizofrenia semplice, caratterizzata da esordio precoce, evoluzione lenta e da continuità con tratti caratteriali preesistenti improntati all’isolamento dall’ambiente (schizoidia). I più recenti sistemi classificativi delle malattie mentali (ad esempio il Manuale Diagnostico-Statistico dei Disturbi Mentali – Edizione IV-R) hanno sostanzialmente accolto la suddivisione orginaria effettuata da Kraepelin.

Sulla base di considerazioni psicopatologiche e cliniche è stata proposta un’ulteriore suddivisione nelle seguenti due forme cliniche:

  1. Tipo1, con sintomi “positivi” (deliri, allucinazioni), “disorganizzazione “produttiva” del pensiero (incoerenza, illogicità, deragliamenti, tangenzialità) e comportamenti bizzarri. Il decorso di tale forma è acuto, la risposta al trattamento favorevole e la prognosi relativamente buona.
  2. Tipo 2, con sintomi “negativi” (impoverimento delle capacità verbali, alogia etc.), appiattimento affettivo, apatia, asocialità, anedonia, anergia. In questo caso il deterioramento comportamentale è grave, la risposta ai trattamenti è scarsa, il decorso è peggiorativo, la prognosi particolarmente sfavorevole.

Decorso

Fase prodromica

Si caratterizza per un cambiamento netto, rapido, ma a volte subdolo, del soggetto; esso può essere scambiato per una crisi adolescenziale, per una reazione eccessiva ad eventi di vita stressanti tuttavia, la persistenza e la tendenza peggiorativa, sono caratteri distintivi della fase prodromica della Schizofrenia.

La manifestazioni più significative sono l’isolamento dall’ambiente con ritiro sociale, lo scadimento del funzionamento nelle diverse aree d’interesse, (scuola, lavoro, famiglia etc.), talora sono già presenti comportamenti strani o francamente bizzarri. La durata di questa fase è estremamente variabile, da giorni a settimane, da mesi talora ad anni.

Fase attiva

Si manifesta dopo un intervallo di tempo varabile, anche di anni, con la presenza dei sintomi tipici del disturbo.
La malattia può avere un’unica fase attiva seguita dalla fase residua oppure possono aversi più fasi attive differentemente intervallate fra loro.

Fase residua

Si caratterizza per il marcato deterioramento nelle diverse aree del funzionamento (familiare, sociale, lavorativo).
L’eventuale presenza di più fasi attive precedenti peggiora ulteriormente la sintomatologia della fase residua.

Trattamento

Il trattamento della Schizofrenia è complesso è deve tener conto di diverse variabili quali il quadro clinico, la fase del decorso, l’aderenza del paziente al trattamento, la disponibilità di presidi terapeutici territoriali, la disponibilità (o la capacità) dei familiari a collaborare al trattamento etc.

La terapia farmacologica verte essenzialmente sull’impiego di farmaci neurolettici mentre quella elettroconvulsivante è talora riservata ad alcune forme gravi (ad esempio catatoniche) e resistenti ai farmaci; la messa in atto di trattamenti di tipo socio-riabilitativo è utile nella gestione delle fasi residue della malattia.